venerdì 6 aprile 2012

Il ciclo della vita

 
Pietre colorate,
racconta il lavoro, racconta gli uomini.
Un giornale per sapere e per immaginare.
Per assaporare, non cercando significati.
L'unico significato è nel vino.



Così si presenta Pietre Colorate.  Il trimestrale che viene consegnato puntualmente all'arrivo delle stagioni. 

Due mesi fa Francesco Orini, fotografo di Pietre Colorate, mi chiese di scrivere l'editoriale per il numero 10, La Primavera.
Quello che segue è il risultato.


p.s.: Pietre Colorate si riceve per abbonamento. Solo 30 €
A questo link tutti i riferimenti www.pietrecolorate.com

Il ciclo della vita
Francesco Maria De Franco, 'A Vita

È sera, un grande fuoco è acceso nello slargo della ruga, il rione.
Nonostante le giornate assolate è ancora fresco. Gli uomini più esperti hanno costruito a regola d'arte la catasta che arde intensamente, intorno si riuniscono le famiglie della ruga. Si parla, si suona e qualcuno balla. Bambini frenetici corrono e urlano di felicità, una donna passa offrendo dolci e mucceddati, il pane a pasta dolce tipico della ricorrenza.
La raccolta di legna e sarmenti ha coinvolto, nei giorni precedenti, adulti e bambini accrescendo l'attesa per la notte del 18 Marzo.
È la notte di San Giuseppe, la notte dei focareddi, notte di festa.

Così arrivava la primavera della mia infanzia, decine di fuochi sparsi nel paese, uno ogni rione, a gareggiare tra loro per il fuoco più bello, più grande. Un evento simbolico, una tradizione diffusa in molte comunità contadine di tutta Italia. Si brucia il legno vecchio e si propizia una nuova nascita, un buon risveglio.

In vigna l'arrivo della primavera è un inno alla vita, ce lo dice il pianto della vite, il gonfiarsi delle gemme, il germogliamento, la crescita dei tralci e la fioritura. In questa stagione si sviluppa il frutto dell'annata e già si forma il fiore dell'anno successivo. Tutto il ciclo vegetativo avviene in primavera lasciando all'estate il compito della maturazione.

Dopo il riposo invernale la primavera comunica, in modo chiaro e inequivocabile, che la natura è ciclicità.
I calendari delle culture contadine celebravano questi momenti di passaggio, riconoscevano un limite alle capacità umane e il prevalere degli eventi e dei cicli naturali sulle attività quotidiane. Notte/giorno, fasi lunari, stagioni, crescita/maturazione/riproduzione/riposo, in questo susseguirsi continuo non esiste un prima e un dopo, ma solo un presente pieno di vita.

In natura, dunque, non esiste il tempo, né tantomeno il tempo lineare, concetto immaginato dagli uomini come una freccia lanciata verso l'infinito, un procedere frazionato e ordinato di azioni utile a pianificare e dominare l'agire degli uomini e funzionale all'idea della crescita illimitata. Nella nostra contemporaneità l'uomo ha creduto e crede che con l'ausilio della tecnica sia possibile realizzare tutto, dovunque.

Penso sia necessario fare un passo indietro e provare a riascoltare la primavera.
Vivere intensamente il presente, entrare nel flusso ciclico della natura e cercare di risuonare con essa per riacquisire la sensibilità che la cultura contadina aveva sviluppato in secoli di umile osservazione.

Dimenticare il nostro tempo e riconoscere alla natura un ordine superiore alla vanità umana del fare senza limite.

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